La devozione alla SS. Annunziata di Firenze ebbe speciale impulso al tempo di Cosimo I dei Medici († 1574), quando principi, ambasciatori e la moltitudine della gente comune la pregarono con fervore e assistettero come a un grande evento allo scoprimento della sua Immagine, tenuta sempre velata per il rispetto dovuto alle icone sacre. Praticarono tale venerazione anche i religiosi di altri ordini, come ad esempio i padri domenicani ...
Al riguardo, riporto qui la trascrizione di una bella lettera inviata al duca Cosimo il 31 gennaio 1565 da fra Angelo Malatesti priore di Santa Maria Novella (lo fu dal 1564 al 1570), personaggio di indubbia capacità organizzativa.
Nella prima parte della missiva l’autore parla di un dono prezioso dal punto divista spirituale, essendo prossima la festa della Candelora, e nella seconda formula la richiesta dello scoprimento della SS. Annunziata per speciali preghiere dei domenicani a favore dei principi:
[...] Mando a vostra eccellenza illustrissima [Cosimo I] e a i suoi illustrissimi figli per piccol’ segno d’amore et servitù, la candela bianca benedetta, antichissima e santissima ceremonia della Santa Chiesa, la quale, benchè ci adombri, et figuri molte cose, gli dirò solamente, che significa quella purissima, et eterna luce, che illumina tutti gli huomini, la quale vestitasi della nostra carne, per operatione dello Spirito Sancto et tenendol’in braccio il XL giorno del suo nascimento, il giusto et timorato vechio Symeone, ripieno di Spirito Santo, disse di lui: «Lumen ad revelationem gentium, et gloriam plebis tue Israel».
Il quale ogni buon christiano debbe tenere acceso per viva fede nelle braccia del cuore et nelle mane delle buone operationi. Et sì come questa benigna divina et humana luce ha sempre illuminato la buona mente di vostra e illustrissima ne i travagli di tante foste [sic, è fosche], et escurissime tenebre, di persecutioni, di congiure, di tradimenti, di guerre et altre avversità, che i maligni, come membri del diavolo, gli han’ suscitato contro, delle quali lei, n’é sempre, con maraviglia del mondo, restata più grande, più gloriosa et più potente, così preghiamo sempre la medesima beatissima luce, e nella mente sua, et dell’illustrissimo principe suo figluolo, il suo benigno et divino splendore infonda.
L’amorevolissima et gratissima lettera che l’eccellenza vostra illustrissima s’è degnata di scrivermi, mi dice il desiderio che tiene, che per noi si continovi nelle solite orationi per lei; la qual cosa mi dà animo, quando gli sia servitio, di supplicarla con ogni humilità, et reverenza che ci faccia gratia, che una mattina avanti giorno a porte serrate, ci sia scoperta la Santissima Nuntiata dove andaremo noi frati processionalmente a cantare una messa per vostra eccellenza illustrissima et suoi figliuoli, et maxime per rendere grazie a Idio della felicissima nuova del parentado del illustrissimo principe nostro [Francesco de’ Medici avrebbe sposato Giovanna d’Austria il 18 dicembre 1565], né si mancherà mai di contonovare nel’orationi sì come lei desidera, et noi siamo oblighati di fare; et humilmente basandogli la mano, offero et raccomando me stesso et il convento a vostra eccellenza illustrissima la quale nostro signore Idio conservi nella sua gratia sana et felice...” *.
La riconoscenza dimostrata nella lettera – che è bella dal punto di vista cristiano, in quanto mostra nell’autore una cosciente comprensione di che cosa sia la trascendenza –, ha relazione con altre missive dello stesso padre e degli operai di Santa Maria Novella, riguardanti la trasformazione architettonica ‘vasariana’ della basilica in quegli anni.
A settembre 1565 il priore scrisse a un “signor cavaliere” per far “ricordare a l’eccellenza del duca nostro signore il negotio di Santa Maria Novella, per causa de l’accomodare quella quantità de i denari che vanno in assettare il choro et l’altare grande, per potere levare il ponte et il choro del mezzo della chiesa ...”.
E gli operai della basilica a ottobre in una nota specificarono i lavori in dettaglio:
“Tirar l’altare innanzi et alzarlo con le sue appartenenze.
Fare il choro doppio per i frati, assettarlo non levando le spalliere, né alterando la cappella, né dipinture, come sarà giudicato da l’ingegneri, con far l’entrata dietro alle cappelle che si possa di dormitorio venire in choro senza che i frati siano visti.
Levar il ponte mantenendo ai padroni le sepolture et il luogho et dando loro un altro luogho per la cappella, secondo che parrà a l’ingegneri.
Levare il choro mettendovi panche per il popolo come sarà giudicato.
In ogni archo far una cappella et non più, nel modo che sarà giudicato da l’ingegneri, che son dodici archi.
Ridurre la cappella de’ Giuochi secondo il modello che sarà disegnato, lasciandovi la memoria di detto casato che è già spento.
Far l’andata all’orghano dalla cella del sagrestano che è poca spesa e fassi senza rompere mura o levare lumi o altro.
De’ quattro altari che son sul ponte, ridurgli tutti sotto un titolo in un altro altare.
L’ingegniere habbia authorità, bisognando, di levar o tramutar sepolture, sepolcri o porte, per commodità di questa Opera, dando a quei tali simile o più degno luogho”.
Alle quali cose il principe scrisse in calce nella lettera«Piglin Giorgio Vasari» **.
La ristrutturazione iniziò a partire proprio da ottobre 1565 e proseguì a singhiozzo, tanto che l’anno dopo Malatesti si lamentò del lavoro del coro di nuovo “raffreddato” e scrisse anche dell’assegnamento delle cappelle e del capitolo che avrebbe voluto la “Natione spagnola” (il cappellone degli Spagnoli).
Pochi anni dopo commissionò a Giorgio Vasari la Madonna del Rosario, compiuta alla fine del 1569 e collocata nel maggio del 1570. Era infatti l’esecutore del testamento di Camilla di Piero Capponi, morta nel 1568 lasciando i suoi beni ai domenicani con l’obbligo di costruire una cappella “a comodo loro, simile all’altre fatte e da farsi, con la tavola del Santissimo Rosario”.
Per la sede del dipinto i frati scelsero l’altare della Trinità di Masaccio e sul basamento e nella vetrata fecero apporre lo stemma dei Capponi.
Tra il 1571 e il 1572 l’altare fu assegnato alla confraternita del Santissimo Rosario ***.
Paola Ircani Menichini, 6 giugno 2025. Tutti i diritti riservati.
* The Medici Archive Project (MAP).
** Il sito dell’archivio di Santa Maria Novella: http://archivio.smn.it/arte/ch03b.htm R. Lunardi, 1988).
*** Santa Maria Novella, La basilica e il convento, a cura di R. Spinelli, 2017; v. anche http://archivio.smn.it/arte/ch11.htm.
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